Aifa, Governo, Media: silenzio complice sui danni dei vaccini
Apr 01, 2023C’è un aumento di morti da reazioni avverse di natura cardiovascolare con AstraZeneca? Niente paura: bisogna stare zitti perché «così si uccide il vaccino». Diceva così non più tardi del 18 marzo 2021 il direttore di Aifa Nicola Magrini di fronte alle prime segnalazioni che arrivavano dalle regioni e dai funzionari dell’ente di regolamentazione del farmaco. E ancor prima, il 15 gennaio '21 l'ente del farmaco sapeva già delle criticità a cui si esponevano i guariti che venivano sottoposti alla vaccinazione.
Se tre indizi fanno una prova, non solo per Agata Christie, ma anche per la giustizia, siamo di fronte a qualcosa di molto grave: una sistematica opera di insabbiamento e censura di indispensabili informazioni di natura sanitaria nascoste alla popolazione per ragioni esclusivamente politiche.
Con il terzo scoop di martedì, Fuori da Coro ha squarciato il velo ipocrita del tempio pandemista. Aifa sapeva dell’aumento delle reazioni avverse, sapeva di una farmacovigilanza che, anche se insufficiente, era già in grado di delineare un quadro preoccupante sulle condizioni di salute di tanti pazienti non a rischio alle prese con miocarditi e pericarditi, danni neurologici, trombosi, trombocitopenie, danni al sistema nervoso e con tante altre patologie da vaccino sperimentale che in questi anni abbiamo imparato a conoscere e che sono tuttora presenti. Lo prova il fatto che il Comitato Ascoltami ha attualmente 4000 iscritti attivi, che stanno male e non sono curati.
Ma il silenzio sconcertante deciso da Aifa ieri, è niente di fronte al mutismo assordante che si avverte oggi e che chiama in causa molti attori protagonisti sulla scena della salute nazionale e della gestione e comunicazione della pandemia da Covid 19.
A cominciare dai media.
Tecnicamente, quello che ha fatto la trasmissione di Mario Giordano, nei servizi di Marianna Canè, si chiama scoop. Che, da relativa voce della Treccani, viene definito così: “Colpo giornalistico, cioè notizia sensazionale che un giornalista riesce ad avere e un giornale a pubblicare in esclusiva precedendo la concorrenza”. Se la prima parte della definizione è innegabile, non si può dire altrettanto della seconda parte perché la concorrenza non sembra essersela presa particolarmente di essere stata preceduta da Fuori dal Coro nel dare una notizia che le cronache non vogliono – o non possono? - raccogliere.
Nessuno dei grandi media nazionali ha cavalcato le evidenze mostrate da Giordano cercando di inserirsi nella notizia – come si dice in gergo – andando così a dar man forte nella richiesta di verità. Insomma: un’ansia da buco stavolta non si avverte proprio e questo fa sospettare che a pesare non siano la mancanza di argomenti o il provincialismo di chi snobba una notizia che non si è riusciti a dare, ma piuttosto la volontà di non disturbare il manovratore. Anni passati a spacciare per oro colato le verità dogmatiche di Speranza e Brusaferro, le apodittiche affermazioni di virostar vendute alla causa, anni di conferenze stampa trascorse in ginocchio ad ascoltare le bugie che “i vaccini sono sicuri” hanno portato i media a non accorgersi delle notizie vere.
Chi deve spiegare, anzitutto, è Aifa. Il principale “indiziato” è il direttore di allora Nicola Magrini (in foto), che con grande sprezzo di una supposta onnipotenza sembra aver mostrato – stando ai documenti rivelati da Fuori dal Coro – una capacità impressionante di poter decidere autonomamente di tacere dati che il suo ruolo di direttore gli imponeva invece di analizzare, rendere noti, problematizzare, spiegare. Oggi Magrini non è più alla guida di Aifa, il timone è passato ad Anna Rosa Marra, ma non per questo l’ente governativo del farmaco è esente da spiegazioni. Siede ancora al suo posto il presidente Giorgio Palù, che si è insediato nel dicembre 2020 e ha condiviso così tutti gli step della campagna vaccinale di massa.
Aifa, però, dipende dal Governo e opera sotto la direzione del Ministero della Salute. Quindi a dover rispondere del suo operato devono essere anche i ministri della Salute. A cominciare da Roberto Speranza, che era in carica quando le mail sugli effetti avversi sono state inviate, ma anche il ministro attuale Orazio Schillaci, il quale ha il dovere di esercitare la sua prerogativa di controllo. Magari avviando un’indagine interna, o mandando dei commissari per scartabellare negli scaffali. Chissà che non emerga più di quanto Giordano e i suoi giornalisti stanno scoprendo.
Purtroppo, però, da parte del governo non si è levato neanche un bau dopo le rivelazioni. Nessun commento, nessun tweet, nessuna manifestazione di interesse. Come se non fosse uscito niente. È vero che Lega e Forza Italia hanno partecipato al governo pandemista condividendo tutte le sciagurate scelte di imposizione forzata della vaccinazione senza preoccuparsi della sicurezza di vaccini sperimentali, ma è altresì vero che Fratelli d’Italia, che del Governo è l’azionista di maggioranza, ha vinto le elezioni anche promettendo trasparenza e verità sulla gestione pandemica, a cominciare dall’istituzione di una commissione d’inchiesta sul covid che scandagliasse anche quello che non ha funzionato della campagna vaccinale.
Lo scoop Mediaset ha dato al Governo di Giorgia Meloni un assist formidabile per giustificare un’indagine a 360°. Ma è non pervenuto. Così come non pervenuti sono tutti i deputati e senatori critici sulla vaccinazione di massa che, sfruttando il loro ruolo ispettivo parlamentare, potrebbero accedere ad atti relativi alla comunicazione istituzionale tra Aifa e il Governo di allora sugli effetti avversi taciuti. Non si registrano iniziative al momento in questo senso. Così come non si registrano iniziative per andare incontro ai danneggiati da vaccino che da tempo, attraverso una petizione, chiedono all’esecutivo misure urgenti come la creazione di un codice esentivo e un ambulatorio dedicato alle reazioni avverse in ogni Asl. Basterebbe poco da parte del premier per dimostrare di avere a cuore i feriti rimasti sul campo della campagna vaccinale.
E fino qui, siamo sul livello politico.
C’è infine un livello giudiziario, che partendo dalle rivelazioni di Fuori dal Coro dovrebbe essere avviato. Per molto meno, quando ci sono state rivelazioni giornalistiche imbarazzanti per un partito o un governo, ci sono state Procure zelanti nell’informare i cronisti di giudiziaria di aver aperto indagini. Quando ci fu l’incidente sulla presunta trattativa tra Cospito e la mafia sul 41bis, il sottosegretario Delmastro è stato inserito subito nel registro degli indagati e massacrato per le sue rivelazioni. Invece a tre settimane dall’inizio dell’inchiesta, non si hanno notizie di Procure al lavoro su eventuali reati.
Media, Aifa, Governo, Parlamento e Procure. Tutti tacciono. Per paura o per convenienza? Eppure, le rivelazioni fanno urlare i danneggiati che ora hanno una pista concreta per dimostrare di essere stati presi in giro e abbandonati dallo Stato. Ma è un silenzio che tradisce una complicità con la gestione precedente che si sperava archiviata. Così l'urlo rimane strozzato in gola e si infrange contro il muro di gomma dell’indifferenza istituzionale. Davvero, parafrasando il claim della coraggiosa trasmissione Mediaset, chi non urla è complice.