Aifa ha nascosto anche gli effetti avversi sui lattanti
May 13, 2023A decidere sui prezzi dei vaccini, l’Italia mandò in rappresentanza l’allora direttore di Aifa Nicola Magrini. Come è stato possibile che il controllore dell’efficacia del nuovi farmaci potesse essere coinvolto anche nelle operazioni di approvvigionamento degli inoculi? È solo una delle inquietanti domande che emergono dall’ultimo servizio andato in onda ieri su Rete 4 nella trasmissione condotta da Mario Giordano Fuori dal Coro, che ha svelato nuovi retroscena del cosiddetto capitolo degli Aifa laeks.
La giornalista Marianna Canè ha rivelato in esclusiva alcuni documenti interni e confidenziali che hanno del clamoroso.
Anzitutto si scopre che per la campagna di quarta dose abbiamo pagato il vaccino Moderna ben 26 euro a fiala. Un prezzo spropositato che non solo non era mai uscito pubblicamente, ma è addirittura superiore a quello proposto da uno studio dell'Università Cattolica che parlava di 22 euro a fiala.
Tra i documenti citati dalla Canè, infatti, c’è quello in cui lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza dice: «Non corriamo il rischio di avere pochi vaccini, io starei su un impegno alto di dosi».
E infatti l’Italia si assicura così 20 milioni di dosi al prezzo totale di 520 milioni di euro. Un’enormità, se si pensa che si tratta solo di una tranche di acquisto e per una campagna, la quarta, che si avviava ormai alla conclusione della più vasta campagna di vaccinazione di massa iniziata nel gennaio 2021.
Ma c’è di più: da aprile 2022 a rappresentare l’Italia nel board del comitato europeo di acquisto dei vaccini non è più il funzionario del ministero della Salute Gianni Rezza, ma lo stesso Magrini che tratta a nome e per conto del governo. La sua presenza però pone un interrogativo gigantesco: «Come è possibile – si chiede la giornalista Mediaset - che a decidere degli acquisti sia il direttore che deve vigilare sull’efficacia dei medesimi e perché questa informazione non è mai stata comunicata ed è rimasta confidenziale? Non è forse per paura di essere accusati di un qualche conflitto di interessi?».
Nelle mail svelate non potevano mancare ulteriori documenti in ordine alla censura delle evidenze sulle reazioni avverse tenute nascoste da Aifa attraverso un sistematico meccanismo di censura molto semplice nel suo cinismo: un colpo di bianchetto sui report ufficiali.
In un documento, ad esempio, a seguito di un decesso post vaccino Janssen, Aifa ammette una correlazione con l’inoculo, ma poi viene registrato come decesso “non classificabile”. Anche qui: Perché?
E perché vengono taciuti e sbianchettati i primi dati che arrivano sulle reazioni avverse persino dei lattanti?
Ricordate le campagne volte a convincere le neomamme in allattamento a vaccinarsi per il bene del bambino? Vennero create iniziative ad hoc, diffusi manifesti rassicuranti, vennero persino ingigantiti casi di neonati affetti da covid in condizioni gravi, tutt’altro da dimostrare però. E con questa sicurezza si è proceduto a vaccinare senza alcun tipo di dubbio tante donne che avevano da poco partorito.
Ebbene. Quando nel giugno 2021 iniziano ad arrivare le prime segnalazioni di reazioni avverse su lattanti, che avevano ricevuto il latte dalla madre appena vaccinata, Aifa decide di cassare ogni evidenza.
Nella bozza del sesto rapporto sulla sicurezza mostrata da Fuori dal Coro, c’è una frase che riporta 11 segnalazioni avverse su altrettanti lattanti. A fianco, un funzionario Aifa scrive: «Togliamo?». La risposta a quella domanda è nel report una volta pubblicato: la frase sparisce dal rapporto e nessuno viene così a sapere che anche tra i neonati in allattamento si possono verificare effetti collaterali anche gravi.
Si tratta di un’omissione grave che svela l’abbandono a cui sono tuttora esposte tante mamme cadute nella trappola del vaccino anche per i loro figli.
Come Laura Benazzi, di Bergamo, la cui storia la Bussola aveva raccontato nel settembre scorso. Lei, il vaccino lo fa proprio nel giugno 2021, quando in Aifa stanno arrivando le prime segnalazioni che però – scopriamo oggi - vengono taciute.
E dopo essere stata male – ormai i suoi problemi e la sua gastrite sono diventati cronici e sono segnalati ancora oggi, come abbiamo potuto constatare – anche la figlia Julia, di appena tre anni e ancora in allattamento, viene investita da uno tsunami di sintomi in parte ancora presenti oggi.
«Julia adesso ha quasi cinque anni – spiega la donna -, i dolori alla schiena sono migliorati, ma ancora oggi permangono sintomi tra i più svariati e di difficile inquadramento: continua ad avere dolori, prima di addormentarsi avverte la sensazione che le gambe si muovano da sole, come se si trattasse della sindrome delle gambe senza riposo che ha natura autoimmumnitaria».
E ancora: tanti spasmi muscolari notturni e diverse infezioni: «L’estate scorsa ha avuto cinque cistiti, ha fatto due dosi di antibiotici».
Ma che cosa pensa Laura di fronte a quanto emerso dal servizio di Fuori dal Coro proprio sul suo caso? «Immaginavo di non essere la sola, nei Vaers c’erano parecchie segnalazioni di reazioni in allattamento, ora si sa che l’mRna passa nel latte e così anche la spike. Eppure, quando ci hanno convinto a vaccinarci, ce lo avevano escluso categoricamente. Sapere che erano a conoscenza di criticità, ma hanno deciso di non renderle note, mi atterrisce e mi getta nello sconforto più totale. Ormai per noi vaccinati che hanno avuto problemi si vive una sensazione costante di nostalgia: nostalgia di quando stavamo bene e non avevamo alcun sintomo».