«Così Aifa classificava non gravi anche gli effetti gravi»
May 27, 2023Grazie agli scoop di Fuori dal Coro sappiamo che Aifa taroccava le tabelle delle segnalazioni di effetti avversi al vaccino covid, ridimensionando graficamente il dato delle reazioni gravi. Ma quelle stesse reazioni gravi, sempre tenute basse in ogni report di farmacovigilanza, erano ridimensionate anche a causa dei trucchetti che la stessa Aifa metteva in campo. Come? Semplicemente non prevedendo nel modulo di segnalazione a cura del cittadino danneggiato la voce “grave” per ogni reazione segnalata.
Quello che può apparire uno scherzo di cattivo gusto diventa realtà ascoltando le parole di Barbara D’Ambrosio, una delle danneggiate fondatrici del Comitato Ascoltami che nei giorni scorsi ha raccontato a Vercelli nel corso di una turbolenta presentazione di Invisibili promossa da Michelangelo Catricalà e alla presenza anche dei vertici Asl locali, di come durante la campagna vaccinale di massa fosse praticamente impossibile far sapere ad Aifa il livello di gravità dei sintomi accusati.
Prova ne è che oggi il modulo disponibile sul sito Aifa sia stato aggiornato e contempli diversi campi per segnalare un effetto avverso grave mentre la segnalazione on line è di più facile compilazione. Ma all’epoca della vaccinazione di massa, e per almeno tutto il 2021, il modulo disponibile sul sito Aifa era quello che la stessa D’Ambrosio ha compilato – non senza fatica – e mostrato nel corso dell’incontro.
Gli unici campi a disposizione da barrare alla domanda quanto grave è stata la reazione? erano: non grave, ricovero in ospedale, pericolo di vita, difetto alla nascita (per le donne gravide), e morte. Come si può evincere, manca proprio la voce grave, che pur essendo generica, avrebbe potuto inquadrare meglio la sintomatologia riscontrata e darvi un peso adeguato.
Ad esempio: la miocardite è un effetto avverso grave, ma se non ha portato alla morte o a un ricovero o a una invalidità permanente, come è stato inquadrato? Semplice: sotto la voce non grave. Eppure, in quanti hanno avuto la vita sconvolta da problemi al cuore?
Così, chi stava male dopo il vaccino, ma non era stato in pericolo di vita, ricoverato o non era morto, aveva come unica possibilità quella di barrare la casella “non grave”. Anche perché la voce invalidità permanente era poco utilizzabile dal momento che per poterla accertare sarebbero serviti tempo e soprattutto un medico disposto a certificarla.
«Tantissimi danneggiati – ha spiegato la D’Ambrosio – hanno così barrato la voce “non grave” più per mancanza d’alternative che per oggettività. Ma in questo modo sono stati falsati notevolmente i dati di farmacovigilanza».
Inutile, quindi, stupirsi dell’esiguo numero di effetti gravi riportati nei report periodici senza una comunicazione trasparente sulla gravità di un evento avverso. Se le alternative sono la morte, il ricovero o la non gravità, è rimasta fuori una zona grigia vastissima di pazienti che hanno accusato reazioni gravi, ma non hanno potuto comunicarlo adeguatamente. Si spiega anche così la bassa incidenza degli effetti gravi nei report e il sospetto che tanti eventi avversi non gravi in realtà fossero gravi è più che concreto.
Di questo ne è convinta anche l’avvocato Laura Migliorini di Venezia, che è attiva nel difficile percorso del riconoscimento di una indennità per i danneggiati, così come prevede la legge 210/92.
«La segnalazione effettuata dal cittadino a differenza di quella del medico, è più difficile da compilare perché le informazioni richieste sono tali e tante che spetterebbero ai medici – spiega il legale alla Bussola -. Cosicché in tanti cittadini vi hanno rinunciato».
Quello che però si apre davanti a loro, visto che dopo la reazione avversa è comparso in molti di loro un danneggiamento permanente è il lungo percorso che si apre per il riconoscimento di un indennizzo. Percorso che, stando a quanto dice la Migliorini, è una vera e propria odissea. «L’indennizzo è previsto ai sensi della legge 210 del 25 febbraio ’92. Un decreto del Governo aveva esteso l’applicabilità della 210 al danno da vaccinazione anti covid. Formalmente siamo di fronte, dunque, ad un percorso legittimo».
Dove sta, però, l’inghippo?
«Premesso che l’indennizzo non è un risarcimento – che comporta invece il riconoscimento di una responsabilità di tipo civile – viene concesso solo se sussistono i tre presupposti della 210: il nesso di causa, l’ascrivibilità della patologia alle categorie previste dalla legge e la tempestività della domanda di indennizzo, che deve essere fatta entro i tre anni dalla conoscenza del nesso di causa, come ha chiarito la recente giurisprudenza: un conto, infatti, è sapere di avere la malattia, altro è conoscere la causalità che l’ha provocata».
Ebbene: attualmente il legale, che ha ascoltato una sessantina di casi e ne sta seguendo una trentina, sta predisponendo le domande alle Asl. Soltanto adesso? «È adesso che si stanno delineando i contorni di un’invalidità permanente, non poteva essere fatto prima. Ma devo denunciare l’ostruzionismo di molte Asl, che stanno mettendo i bastoni fra le ruote nella presentazione delle domande».
Ma dopo questa fase la sfida sarà quella di dimostrare il nesso di causa col vaccino presso le Commissioni mediche militari (cmo), le uniche deputate a rilasciare l’indennizzo. «L’effetto post vaccinico sta creando patologie nuove, una delle più diffuse è la neuropatia delle piccole fibre, che ha solo due centri in Italia in grado di diagnosticarla. Si tratta, dunque, di aspetti nuovi introdotti con la campagna vaccinale, quindi, bisognerà capire se la legge 210 potrà essere adatta per far fronte a questi danni. A mio avviso è una legge vecchia, che andrebbe ripensata a livello politico».
Insomma, con la partita interamente in mano alle commissioni militari e con il probabile intasamento dei lavori, è questa la sfida che i danneggiati si trovano davanti adesso.
E proprio di questi temi, insieme a quelli delle richieste politiche fatte nei mesi scorsi, parleranno i tanti danneggiati del Comitato Ascoltami, che sabato si ritroveranno in una ventina di città italiane con banchetti informativi per illustrare le attività del Comitato. Uno degli scopi dei banchetti (QUI l’elenco delle piazze e QUI il comunicato) è anche quello di dare ascolto ai tanti “invisibili” che ancora oggi si iscrivono all’associazione di danneggiati nella speranza che le autorità finalmente ammettano che anche se la campagna vaccinale è finita, ha lasciato pesanti ricadute sulla salute delle persone.