TE

Dibattito / Che cosa dobbiamo fare? Dichiariamo i contenuti della fede e appendiamoli sulle porte delle chiese

attualitĂ  davide lovat fede Jul 21, 2023

Riprendiamo questo contributo di Davide Lovat pubblicato sul blog di Aldo Maria Valli. Buona lettura

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Cari amici di Duc in altum, continuano ad arrivare numerosi i contributi per il dibattito sul “che cosa dobbiamo fare” davanti alla devastante e velocissima deriva neo-modernista di gran parte della gerarchia cattolica. Nel ringraziare tutti, ricordo l’indirizzo per inviare le lettere: [email protected] 

***

di Davide Lovat

Caro Valli,

a fronte della domanda rivolta a noi tutti dal suo blog – in sostanza: cosa dovremmo fare noi, ancora cattolici apostolici, se la parte del clero che ha preso il potere nella Chiesa stravolgesse definitivamente i contenuti della fede professata, dando pieno compimento a quanto ampiamente avviato da Bergoglio? – propongo una riflessione che sto elaborando da qualche tempo, senza nascondere la perplessità che mi suscita il fatto che la domanda “che fare?” è la stessa che si poneva Lenin nel 1902 in senso diametralmente opposto al nostro. Non so se ci sia una sorta di ironia della Storia, sta di fatto che non mi fa ridere e non mi piace, ma la gravità del momento rende necessario porsi la stessa domanda in chiave pratica.

Quel che io ritengo sarebbe da fare va fatto prima che venga designato un sostituto di Bergoglio (non uso la locuzione “eletto un successore” perché la ritengo impropria), poiché a quel punto l’unica via sarà quella metaforica delle catacombe, o dei monaci dell’Alto Medioevo che in certi frangenti della Storia nemmeno sapevano chi fosse papa in Roma, con quel che succedeva, e intanto conservavano e tramandavano la fede per iscritto.

 

Ma prima di questo c’è la possibilità di fare quello che da tempo andava fatto e che finora nessuno ha mai avuto il coraggio di fare: dichiarare per iscritto, pubblicamente, i contenuti della fede e anatemizzare chi dissente. In pratica, per dirla in modo colorito, io vorrei affiggere sulla porta della chiesa della mia diocesi 96 verità di fede (simbolicamente una più delle 95 tesi di Lutero) e chiuderne ognuna con la frase: “Per chiunque dissenta da questa verità sempre proclamata dalla Chiesa, sia anatema e scomunica!”.

 

La prima verità dovrà essere: “Tutta la dottrina delle chiese cosiddette protestanti e tutto l’insegnamento scaturito da Lutero, Melantone, Calvino, Zwingli e dai loro seguaci di ogni epoca successiva è eresia”.

Quindi, una sentenza alla volta, andrebbero proclamati tutti i contenuti dogmatici fondamentali di tutti i concili della Storia, da Nicea in poi, fino all’ultimo dogma mariano ribadito con la proclamazione nel 1950; inoltre, una alla volta, tutte le verità rivelate e sempre professate fin dall’epoca apostolica in materia di morale, sulla base dei Comandamenti e del Diritto naturale fondato sulla Legge eterna.

 

In verità, non toccherebbe a me fare una cosa del genere, perché c’è una gerarchia nella Chiesa. Vero, io non sono solo un semplice laico perché sono dottore in teologia e sono stato docente di religione (potrei esserlo ancora, volendo) e il diritto canonico mi conferisce maggiori responsabilità del semplice fedele, ma vengo sempre dopo di chi è sacerdote, di chi è vescovo, di chi è cardinale. Toccherebbe a loro compiere questo atto pubblico di coraggio (ma neanche poi tanto, a ben vedere). Solo che tutti, finora, aspettano qualcun altro che tolga le castagne dal fuoco.

 

E allora i casi sono due: o agisce qualcuno da solo in modo pubblico, mediaticamente efficace e impattante, col rischio concreto di venire trattato come un pazzo e deriso dai mass media; oppure ci organizziamo e prepariamo insieme un documento idoneo a ribadire tutti i contenuti semplici ed essenziali della fede cattolica apostolica, a partire dal Credo (simbolo niceno costantinopolitano) e poi andiamo uno per diocesi in cattedrale, e chiunque in sovrannumero nella sua parrocchia, ad affiggere il documento redatto collegialmente, avendo cura di diramarlo anche agli organi di stampa, diocesani e non.

La spaccatura nella Chiesa c’è già. Vicino alla Chiesa “una santa cattolica e apostolica” c’è già la “neochiesa plurale, umana, mondialista ed ecumenica”. Molti “praticanti”, come tantissimi solo battezzati, ignorano completamente i contenuti della fede vera della Chiesa e mettere tutti davanti all’evidenza dovrebbe scatenare un putiferio. Il punto è che di fronte al confronto diretto con tanto di anatema, né Bergoglio né i suoi seguaci potrebbero svicolare, ma sarebbero costretti ad accettare il contenuto del documento in modo pubblico e solenne, oppure si porrebbero da soli in posizione di scisma. Perché ai prelati e ai sacerdoti, vista la gravità del momento, dovrebbe venir chiesta la pubblica sottoscrizione e adesione al documento. Per nessun cattolico apostolico dovrebbe essere un problema l’atto di pubblica adesione alla verità sempre proclamata dalla Chiesa.

 

Solo facendo venire alla luce la menzogna attraverso il confronto aperto con la Verità potremo smascherare gli adepti della setta modernista. Se si rimane nell’ambiguità della convivenza che permane da oltre cinquant’anni, la metastatizzazione del cancro modernista finirà per far marcire la Chiesa e solo Dio potrà deciderne la sorte.

L’apostasia nella Chiesa come fatto storico che deve verificarsi è una verità certa, dichiarata anche nel Catechismo, sebbene nessuno di noi probabilmente pensava che ci sarebbe toccato in vita di farne l’esperienza. Non è un tempo ordinario quello che viviamo, ma un tempo straordinario. Il quieto vivere è per i temi ordinari, per quelli straordinari a noi cristiani viene chiesta la disponibilità alla testimonianza fino al martirio. È giunto il momento, credo, di capire che essere cristiani è qualcosa di serio.