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Gesù flagellato, segno di un Amore senza limiti

cornelio a lapide fede la nuova bussola quotidiana Apr 01, 2023

Pubblichiamo di seguito il settimo e ultimo testo (qui il primo, il secondo, il terzo, il quarto, il quinto e il sesto) tratto dal Commentario di padre Cornelio a Lapide (1567-1637) incentrato sulla Passione secondo il Vangelo di San Matteo. I commentari del gesuita ed esegeta Cornelio a Lapide, diretti soprattutto a offrire un aiuto ai predicatori, sono preziosi anche perché contengono numerose citazioni dei Padri della Chiesa e di altri esegeti successivi.

Traduzione in italiano a cura di padre Konrad zu Löwenstein.

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Allora, quando i Giudei si furono assunti la colpa della morte di Cristo, [Pilato] liberò loro Barabba: e dopo aver flagellato Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. S. Matteo, come al solito, accenna leggermente alla flagellazione; S. Marco e S. Luca ne parlano più ampiamente, e considerano questo come il quinto appello di Pilato alla compassione degli ebrei, per indurli a chiedere la sua vita [di Gesù].

Osserva:

1. La flagellazione tra i romani era la punizione degli schiavi. S. Paolo, come cittadino romano, protestò contro la flagellazione (Atti 16). I martiri furono flagellati a titolo di disonore, di cui si danno molti esempi;

2. Anche le persone libere venivano flagellate dopo essere state condannate a morte, come se fossero divenute così schiave;

3. Questa flagellazione di Cristo avvenne prima della Sua condanna, e così gli fu risparmiata la consueta flagellazione successiva;

4. S. Girolamo, S. Paolino, Prudenzio e altri dicono che Cristo fu fissato a una colonna per essere flagellato, e che questa colonna fu poi collocata nella chiesa di Santa Prassede a Roma. Ma la colonna che c’è, è molto piccola, e di conseguenza si suppone che sia solo una parte della grande colonna menzionata da S. Girolamo.

Ma sotto quali aspetti questa flagellazione era così crudele e selvaggia?

1. Cristo, essendo legato a questa bassa colonna e stando in piedi con tutta l’altezza del Suo corpo sopra di essa, era completamente alla mercé di coloro che Lo flagellavano. Inoltre, la semplice esposizione del Suo corpo purissimo e vergine a questi sudici beffardi era per Lui una grave afflizione. Ma fu spogliato due volte o, come alcuni dicono, tre volte; prima, alla Sua flagellazione; in secondo luogo, quando fu incoronato di spine. Questo spogliamento è stato accompagnato dal più grande dolore, poiché, quando la Sua veste si attaccò alle Sue ferite, furono riaperte con la forza mentre essa veniva strappata. I quaranta martiri [di Sebaste] furono animati da questo esempio, quando si spogliarono coraggiosamente e si tuffarono nell’acqua gelida. (Vedi l’omelia di S. Basilio);

2. Pilato voleva suscitare la compassione dei giudei dicendo: “Ecco l'uomo”: Ecco Colui che non ha più l’aspetto di un uomo, ma di un animale macellato, tanto era imbrattato di sangue e deturpato nella Sua forma;

3. I soldati Lo avevano incoronato di spine per propria sfrenata crudeltà, e forse erano stati corrotti dai giudei per flagellarLo con maggiore severità. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, monaca di Firenze, vide in visione Cristo flagellato da trenta coppie di uomini, una dopo l’altra. Alcuni dicono che gli furono inflitti 5.000 colpi. Si dice che a S. Brigida sia stato rivelato il numero esatto dei colpi (5.475). Per una flagellazione come questa sarebbe morto naturalmente parecchie volte, se la Sua Divinità non Lo avesse sostenuto in modo straordinario;

4. La Sua corporatura era molto delicata e acutamente sensibile al dolore, in quanto plasmato dallo Spirito Santo, e di conseguenza sentì la flagellazione più gravemente di quanto l’avremmo sentita noi;

5. I profeti, e anche Cristo stesso, predissero che questa flagellazione sarebbe stata molto pesante e severa. Vedi S. Matteo 20,19 e Giobbe 16,14: “Mi ha spezzato con ferita su ferita”: hanno aggiunto, cioè, colpi a colpi, ferite a ferite, in modo che l’intero corpo sembrasse una ferita continua. Cfr. il Salmo 73, 14: “Per tutto il giorno sono stato flagellato”; e il Salmo 129,3: “I peccatori battevano sulla mia schiena come fabbri su un’incudine”; ma i giudei: “Gli aratori hanno arato sulla Mia schiena”, hanno fatto solchi sulla Mia schiena con flagelli. Così anche Aquila e Teodoto. Questo è anche indicato dalle parole di Giacobbe (Genesi 49,11): “Egli laverà le Sue vesti nel vino e il Suo manto nel sangue dell’uva”, intendendo con le Sue vesti la Sua carne, e con il vino il Suo sangue. 

Cristo fu flagellato, come gli schiavi, con piccole funi o cinghie. Alcuni suppongono che sia stato flagellato:

a) con verghe di spine;

b) con corde e pungoli di ferro;

c) con catene fatte di ganci.

S. Brigida dice che la Beata Vergine era presente alla flagellazione e che il suo dolore si aggiunse in modo mirabile a quello del Figlio. Descrive anche il modo e la barbarie della Sua flagellazione (S. Brigida, Ap. I. 10).

Ora, Cristo ha voluto in questo modo espiare i nostri desideri malvagi e i nostri molteplici peccati. E nel fare questo (dice S. Tommaso, par. III, sec. 46, art. 6, ad. 6), ha considerato non solo la grande virtù delle Sue sofferenze dall’unione della Sua Divinità con la Sua natura umana, ma anche quanto gioverebbe anche in quella natura fare soddisfazione [dei peccati]. Inoltre, voleva ottenere potere e forza per tutti i martiri, affinché sopportassero ogni tipo di flagellazione.  

In tutto questo, Cristo ha manifestato una meravigliosa pazienza. Non emise un gemito, non diede segno di dolore, rimase fermo come una roccia. Anzi, dominò tutte le sofferenze, come se fosse al di sopra di loro. Un tale carattere ottenne l’ammirazione pagana. S. Cipriano (de Bono Patient. cap. III), tra le prove della Sua Divina Maestà, parla della “Sua continua resistenza, in cui esibì la pazienza di Suo Padre”. Anche Tertulliano (de Pat. cap. III): “Colui che aveva proposto di nascondersi sotto forma di uomo, non mostrò nulla dell’impazienza dell’uomo. E in questo voi farisei, specialmente, avreste dovuto riconoscere il Signore”. Anche S. Ambrogio (Serm. 17, In Sal. 118) parla del Suo “silenzio trionfante sotto calunnia”. I giudei avrebbero dovuto raccogliere da questo la conclusione del centurione: “Veramente costui era il Figlio di Dio”.

Tutto questo è stato causato dal Suo amore per Dio e per l’uomo. L’amore ha trionfato sul dolore e ha reso le Sue pene come un nulla. E quindi [Gesù] era disposto a soffrire in tutti i modi e in tutte le membra e i sensi. S. Tommaso (par. III, qu. 46, art. 5) così scrive: “Ha sofferto nell’abbandono dei suoi amici, nella Sua fama, nel Suo onore, nella perdita dei beni; nell’anima dal dolore, nel corpo dalle ferite. Ha sofferto anche in tutte le parti del corpo e in tutti i sensi”.

Ma le sofferenze mentali furono di gran lunga le più grandi. Perché è stato ferito in modo speciale dai peccati di ogni singolo uomo. Si addolorò anche per la moltitudine dei perduti. Aveva compatito in favore dei martiri e per altri che dovevano sopportare sofferenze. Ma il Suo amore sconfinato Lo spingeva a sopportare tutto quanto. Perché l’amore è la misura del dolore e non possiamo vivere nell’amore senza dolore. Quindi è detto di Cristo: “Scolpito, tu vedi il Suo amore in ogni parte”.