“Parole chiare sulla Chiesa”. Un libro per leggere la crisi, ma anche per ripartire
May 08, 2023La crisi attuale della Chiesa cattolica è senza precedenti, e sempre più fedeli se ne stanno rendendo conto. Certamente, i cattolici più avvertiti se ne erano accorti fin dagli anni Sessanta, quando si verificò quell’evento rivoluzionario che fu il Concilio Vaticano II.
Tra i pochissimi che si resero conto di quello che stava accadendo ci fu l’arcivescovo Marcel Lefebvre. Il nome di Marcel Lefebvre, nell’immaginario collettivo, è spesso legato alla figura di un vescovo “ribelle”, non obbediente alla Chiesa. Fin dagli anni Settanta del Novecento il solo pronunciare il suo nome pareva evocare chissà quali negatività, quali scissioni. Buona parte della pubblicistica e dei giornalisti l’ha dipinto come uno «scismatico», uno che voleva farsi una Chiesa tutta sua. In realtà fu una personalità scomoda perché parlò con coraggiosa chiarezza in un tempo di grande confusione nella Chiesa e nel mondo.
Non è un caso che un giovane sacerdote appartenente alla Fraternità sacerdotale San Pio X fondata da monsignor Lefebvre, don Daniele Di Sorco, abbia dato alle stampe per le Edizioni Radio Spada il libro Parole chiare sulla Chiesa, un testo assolutamente fondamentale per comprendere, come dice il sottotitolo del volume, “perché c’è una crisi, dove nasce e come uscirne”.
Ebbene sì: questo non è un testo di sola analisi. Propone anche un percorso spirituale per affrontare questi tempi oscuri e difficili che ci troviamo a vivere. In un momento come quello attuale, che vede la Chiesa in uno stato di confusione e sbandamento, è importante riproporre punti fermi, in primo luogo dottrinali.
Questo libro potrà essere molto utile a coloro che hanno da poco scoperto, o stanno scoprendo, la Tradizione. Non pochi fedeli si stanno avvicinando alla liturgia antica, in un momento in cui viene scatenata una vera e propria guerra alla Messa vetus ordo, che non è semplicemente la “Messa in Latino”, cara a coloro che vengono dipinti come “indietristi”, ma la Messa nel senso autentico del termine, cioè il Santo Sacrificio di Cristo rinnovato sull’altare, e non “la mensa eucaristica” dal sapore neoprotestante. Attraverso la Messa antica si rivela anche la Dottrina delle Fede, tanto appassionatamente difesa da monsignor Lefebvre, il quale affermava che il dovere più pressante dei pastori è quello di insegnare la Verità, e quindi quello di diagnosticare quelle malattie dello spirito che sono gli errori.
Il libro curato da don Di Sorco fa esattamente questo, in una sintetica e chiarissima summa in cui sono passati in rassegna gli errori del modernismo di ieri, ma anche e soprattutto quelli del neo modernismo di oggi, e Dio non voglia di domani.
Particolarmente acute sono le analisi che prendono in considerazione il decennio di pontificato di Jorge Mario Bergoglio. E sulla questione dell’attuale papa si aggiungono le importanti riflessioni che Aldo Maria Valli fa nella sua postfazione, un vero e proprio saggio, lucido e appassionato, sul pontificato argentino. Il quale, e qui Valli è molto chiaro, non rappresenta una sorta di “incidente di percorso” della storia della Chiesa. Sarebbe un errore grossolano attribuire ai personalismi del pastore argentino la responsabilità della crisi attuale. Egli non è che l’ultimo stadio di un processo iniziato da molto tempo, perfino molto prima del Concilio Vaticano II, il cui “mito”, dice Valli, deve essere smantellato, e con precisione chirurgica. È tempo di mettere fine all’equivoco del “Concilio buono – Spirito del Concilio cattivo”. Un equivoco alimentato in ambito conservatore, e dallo stesso papa Benedetto XVI, sul quale Aldo Maria Valli ha parole molto chiare, che forse non piaceranno ai sostenitori di Ratzinger, ma sulle quali occorre confrontarsi seriamente. D’altra parte, è stato proprio Benedetto XVI a dare il via a quel processo che ha portato papa Francesco a delineare (nella Evangelii gaudium, la migliore sintesi del suo pensiero) l’esigenza della “conversione del papato”, un termine che ha suscitato un certo stupore: “Anche il papato e le strutture centrali della Chiesa universale hanno bisogno di ascoltare l’appello a una conversione pastorale” scrisse Bergoglio. “Il Concilio Vaticano II ha affermato che, in modo analogo alle antiche Chiese patriarcali, le conferenze episcopali possono portare un molteplice e fecondo contributo, acciocché il senso di collegialità si realizzi concretamente. Ma questo auspicio non si è pienamente realizzato […]. Un’eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria”.
Un esercizio del ministero petrino, dunque, che sarebbe inteso anzitutto come servizio. E qui, potremmo dire, non ci sarebbe nulla di nuovo, perché fu papa Gregorio Magno, già monaco benedettino, a coniare la definizione di papa come Servus servorum Dei, servo dei servi di Dio. Quando poi il suo discepolo Eugenio III venne eletto papa, san Bernardo gli rivolse questa lapidaria esortazione: “Praesis ut prosis”, sei a capo per giovare.
Ma l’attuale pontificato – di rottura, innovazione, cambiamento – sta davvero portando giovamento alla Chiesa? Molti hanno dubbi in merito.
Il pontificato di papa Francesco è stato puntellato da gesti clamorosi che hanno scardinato dottrine, pratiche e strutture finora ritenute consustanziali alla Chiesa. Egli stesso ha definito questa linea come un “cambio di paradigma”, cioè una netta cesura con la Chiesa prima di lui.
Tra questi gesti, per ritornare al tema del nostro saggio, vi è stata l’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la regione panamazzonica, che ebbe luogo a Roma nell’ottobre del 2019.
L’Assemblea parlò di “nuove strade per l’evangelizzazione”. Ma per andare dove? Tuttavia non bisogna cadere nell’inganno, avverte Valli, di credere che sia tutta farina bergogliana. Il problema viene da molto lontano. E questo libro ci mostra chiaramente tutto il percorso fatto dal pensiero modernista per svuotare la Dottrina della Chiesa e portarla all’”abbraccio col mondo”. Un abbraccio che si sta rivelando mortale, e dal quale la Chiesa di deve liberare, per tornare al suo vero compito: portare al mondo la salvezza di Nostro Signore Gesù Cristo.