TE

Perego choc: migranti soluzione al calo demografico

andrea zambrano attualitĂ  chiesa la nuova bussola quotidiana Mar 17, 2023

Come contrastare il calo demografico? Per il vescovo di Ferrara Gian Carlo Perego la soluzione è semplice: dare casa, terra e lavoro – altrui – ai migranti. Dall'esproprio proletario all'esproprio immigrazionista. Le parole del pastore emiliano nel corso di un recente incontro pubblico hanno lasciato attonita la città, che in questi giorni sta celebrando i 100 anni della Fondazione Navarra. Si tratta di un Ente morale dotato di un patrimonio immobiliare di oltre 600 ettari di terreno in provincia di Ferrara e diversi fabbricati urbani e rurali che dà lavoro e opportunità di sviluppo nel campo agricolo.

E proprio nell’ambito delle celebrazioni si è consumato un vero e proprio psicodramma che ha visto il sindaco di Ferrara Alan Fabbri e tutta la maggioranza di centrodestra protestare contro quella che non hanno esitato a definire «un'esternazione fuorviante e una grave strumentalizzazione della crisi di manodopera auspicando la “sottrazione” della proprietà privata altrui».

Il fatto è che Perego è anche il presidente della Fondazione Migrantes della Cei e quindi, quanto detto sabato scorso, assume anche un valore che va al di là del fatto locale, ma coinvolge anche l’idea che la Cei abbia sotto sotto sposato l’ideologia sostituzionista amata da personaggi come Emma Bonino e per la quale le porte aperte ai migranti non sono altro che un modo per andare incontro all’offerta di manodopera a basso costo e di ripopolazione del tessuto urbano in chiave demografica.

Insomma, gli ingredienti per la polemica c’erano tutti. E polemica è stata.

Ma che cosa ha detto Perego? «Abbiamo un dono importante che va valorizzato: casa, scuola lavoro e terra. Chi ha bisogno di casa lavoro e terra? Forse ne hanno bisogno soprattutto tante persone che si stanno mettendo in cammino, tanti giovani di 20 anni, tanti minori non accompagnati, sono solo 14mila in Italia». Già limitarsi a definirli “in cammino”, tacendo sul vergognoso mercato dell’immigrazione clandestina che si sta facendo sulla pelle di disperati, è indice di una precisa lettura ideologia.

Ma Perego, non contento, ha poi proseguito: «La Fondazione Navarra diventi una porta sul mondo, attraverso una sua trasformazione, diventando una Ong e facendo progetti di cooperazione allo sviluppo, collegandosi con l’Ibo, l’unica ong che abbiamo nel nostro territorio, per dare casa, lavoro e terra a chi la cerca e non ce l’ha e per rigenerare il nostro territorio che sta morendo. Lo sappiamo: abbiamo perso 60mila abitanti. Da questo punto di vista deve diventare una porta sul mondo». Dunque, il messaggio è semplice: diamo la terra ai migranti che sbarcano sulle coste italiane e il problema delle culle vuote è risolto.

Fin qui il vescovo, al quale ha immediatamente risposto il primo cittadino Fabbri: «La terra di proprietà altrui da regalare agli immigrati come soluzione al problema demografico? La Fondazione Fratelli Navarra da trasformare in una Ong a tale scopo? Le dichiarazioni e i concetti espressi dall'arcivescovo Gian Carlo Perego esprimono una inopportuna presa di posizione politica». In pratica, il sindaco ha bacchettato il vescovo per «la caduta di stile», ha detto Alan Fabbri. E ha aggiunto: «E’ gravissimo che un prelato si permetta una tale disinvoltura nel maneggiare situazioni complesse, esprimendo, in un contesto non certo adeguato o coerente, soluzioni semplicistiche come quella di colmare il gap demografico aprendo incondizionatamente le porte all'immigrazione, lanciando fantomatiche progettualità, come quella della trasformazione in Ong, che snaturerebbero la struttura e la tradizione della Fondazione e arrivando a considerare la proprietà privata quasi come un orpello».

A sua volta, è arrivata anche la replica della curia che si è detta offesa per le parole del sindaco, ma ha sostanzialmente ribadito la necessità «di farsi aiutare dagli immigrati».

Le parole di Perego hanno messo in imbarazzo anche i festeggiati. Ufficialmente la Fondazione non ha ancora preso posizione. In un colloquio con la Bussola, il suo presidente Nicola Gherardi si è limitato a rimandare ogni commento dopo il cda della Fondazione che si terrà nella prossima settimana.

Certo, quel riferimento alle terre da dare a lavorare ai clandestini “in cammino” non deve aver fatto piacere. In un’intervista al Carlino di Ferrara, Gherardi ha ribadito che il tema della ricerca di manodopera è un problema che non va strumentalizzato, anche se è stata la stessa Fondazione in passato a chiedere aiuto alla curia per risolverlo. Ma si trattava di una richiesta temporanea relativa a un anno fa quando a Ferrara sono arrivati diversi sfollati dall’Ucraina; quindi, si sarebbe trattato di una soluzione temporanea e legata alla contingenza della guerra.

Diverso invece se si attua una strategia di ripopolamento del tessuto rurale con innesti immigrazionisti. È qui che la Fondazione, che non è partecipata dalla curia, ma da enti pubblici come la Prefettura, la Provincia, la Camera di Commercio e diversi ordini professionali nel campo dell’agraria, ha accusato il colpo sentendosi come presa in ostaggio dalle parole di Perego.

Quel che colpisce, è che in un solo colpo, il vescovo è riuscito a far storcere il naso alla politica, ma anche alla popolazione, che non vede di buon occhio l’idea che con il solito fervorino dei lavori che gli italiani non vogliono più fare, si possano gestire problemi epocali come quello del calo demografico e della bomba immigrazionista che cresce anche grazie a esternazioni come questa, quanto mai improvvide.